Per la via Ceri a toccare l'Infornace, Il Monte Prena e la Cimetta


Quello che andiamo a descrivere è un bel giro che ci porterà attraverso ambienti tra loro diversi e tutti di grande interesse: dal placido altopiano ad est di Campo Imperatore fino alle quote più alte lungo una via di salita con qualche semplice passaggio su rocce, fino ad intercettare un tratto del famoso sentiero del “Centenario” che ci condurrà al Monte Prena, una delle cime più elevate ed ambite del Gran Sasso. Il trio è quello ormai consolidato delle uscite infrasettimanali, Giacomo, Stefano ed il sottoscritto, e di buon’ora ci troviamo a parcheggiare l’auto all’inizio della lunga sterrata che va in direzione della Fornaca per raggiungere il punto di inizio del sentiero Cieri. Lo scenario in questo tratto ci è familiare, sempre lo stesso e come sempre bello; Camicia e Prena illuminati a tinte calde dai raggi di sole del mattino: due gemelli austeri e così tanto diversi tra loro che sorvegliano dall’alto la piana mentre noi, ancora in basso, avvicinandoci di buon passo già pregustiamo il panorama che avremo una volta che saremo lassù! Ed è così che i chilometri di sterrata da percorrere per l’avvicinamento vanno via veloci, ed in men che non si dica ci troviamo immersi nel letto di breccia e sabbia che esce fuori dal canyon della Fornaca: siamo alla base delle tondeggianti colline delle Veticole, che poi vista l’altezza di tutto rispetto proprio colline non sarebbero se non fosse che si trovano un pò troppo vicine a quell’enorme ammasso di nuda pietra che è il Monte Prena al cui confronto irrimediabilmente figurano poco! Visto che ancora sulla cima delle Veticole non ci sono saliti, i miei due compagni di escursione decidono di cogliere al volo l’occasione per spuntare un’altra cima nella lista dei “2.000” e si avviano su per i prati che rimontano dal lato sud le Veticole mentre io decido di fare il giro tutto attorno la base attraverso i prati a pascolo sotto al Monte Paradiso (altra “collina” nel mezzo di Campo Imperatore) per andare a prendere l’altra fiumana di sabbia alimentata dai corsi d’acqua di alta montagna che occasionalmente, con i temporali o con il disgelo, vengono giù dall’Infornace. Facendo il giro attorno alla Veticole si nota come il versante a nord sia molto diverso rispetto al lato prativo che dà verso la piana di Campo Imperatore, quasi un’altra montagna in un susseguirsi di salti e brecciai che precipitano verso il basso originando un canale profondo che confluisce anch’esso nel vasto letto di ghiaia e sabbia, una sorta di cava naturale in continuo movimento .. ed infatti mentre aspetto i miei amici, con un’eco assordante viene giust’appunto giù dalle Veticole una scarica di sassi per buoni cento metri. Ci ritroviamo all’inizio del sentiero Cieri che è contrassegnato da una piccola targa commemorativa e da una vistosa scritta di vernice rossa su un altrettanto vistoso masso; il percorso inizia scavalcando una briglia in pietre che non deve aver resistito agli assalti dell’acqua e ci si infila subito all’interno del canale anticipando quello che saranno gli oltre seicento metri di salita che separano dalla cima dell’Infornace: una continua alternanza tra tratti da arrampicare facilmente su paretine/canali sempre abbastanza appoggiati e ripidi prati, fortunatamente quasi sempre scalettati e quindi comodi da superare. Divertimento .. ecco in una sola parola si racchiude l’esperienza che si fa salendo questa via: panorami sempre più ampi via via che si sale ed ambienti molto particolari costellati di rocce di ogni forma e dimensione, con l’unica attenzione a non discostarsi dai segni (gialli e spesso un pò sbiaditi) per evitare di andarsi ad infilare in qualche situazione da cui potrebbe essere poi difficile venire fuori. Salendo si apre anche una visuale molto bella sul Monte Prena ed in particolare sul versante dove corre la ben più difficile Via dei Laghetti, non molto distante tanto che è abbastanza facile scorgere gli arrampicatori che si aggirano tra i meandri della montagna costellati da pinnacoli e torrioni … gli scorci sulla montagna che si sta salendo sono così belli e vari che è impossibile non fare di continuo brevi soste per ammirare e fotografare!! In pratica si sale senza soluzione di continuità, con pendenza sostenuta ma costante che solo nei canali rocciosi è più accentuata tanto da richiedere l’aiuto delle mani. A metà circa della salita il percorso fa un’ampia ansa per aggirare sulla destra un enorme gendarme la cui sommità si raggiunge poco dopo con un traverso su erba; in questo tratto si costeggia un profondo canale fatto di alti balzi di roccia scavata e perfettamente levigata dall’acqua che in questo punto deve raggiungere evidentemente una forza inarrestabile (a questo riguardo, tenendo conto del tracciato che attraversa alcuni stretti canali di scolo dove verosimilmente viene convogliata acqua in grande quantità, è bene evitare di affrontare questo percorso se ci sono previsioni meteo che prevedono possibilità di pioggia perché sotto ad un temporale alcuni tratti della Cieri potrebbero divenire molto insicuri). Con un ultimo ripido tratto su erba e breccia si arriva in cresta proprio sotto all’Infornace la cui cima tutt’altro che evidente è segnalata da una piccola targa in metallo; tutto all’intorno abbiamo trovato delle stelle appenniniche, incontro piuttosto raro sulle nostre montagne il che ha dato all’escursione un ulteriore tocco di emotività. Dall’Infornace si ha una buona misura d’insieme del tratto centrale del percorso del Centenario dal momento che la vista spazia dal Brancastello sino al Prena e sono intuibili i tratti di sentiero del Centenario che corrono aerei proprio a cavallo delle creste. Volendo si potrebbe tornare a valle ripercorrendo la via Cieri che anche in discesa non presenterebbe particolari difficoltà ma oggi abbiamo deciso di rimanere ancora per un pò in quota e quindi ci avviamo verso la vetta del Monte Prena, prima scendendo di una cinquantina di metri ad una sella e poi seguendo i bolli giallo/rossi con dei traversi alternati a qualche tratto in salita dove ci si deve aiutare con le mani. Da segnalare due passaggi un pò più esposti attrezzati con funi metalliche in pessimo stato su cui è meglio non contare troppo: il primo che si incontra è una paretina di una decina di metri che conviene affrontare mantenendosi sulla destra del cavo penzolante, poco dopo ci si trova di fronte ad un blocco di roccia che andrebbe scavalcato (cavo metallico penzolante, affiancato da una corda ben ancorata ed in buono stato alla data odierna) ma che abbiamo trovato più agevole affrontare senza ricorrere alle attrezzature aggirandolo sulla sua destra. Fatto ciò non resta che rimontare l’ampia rampa che porta direttamente in vetta cercando di evitare il più possibile la breccia che rende piuttosto sdrucciolevole ed instabile la camminata in quest’ultimo tratto. La cima del Monte Prena merita sicuramente una lunga sosta, vuoi per l’altezza di tutto riguardo, vuoi per la visuale che si offre verso il Corno Grande lungo il percorso del Centenerio costellato ci cime e cimette. Ed a proposito di cimette .. decidiamo di allungare un poco l’escursione andando per l’appunto a toccare La Cimetta, un altro “2.000” così detto minore ma che va pur sempre messo dentro al cassetto di ogni appenninista  Si scende lungo il ripido sentiero che tra rocce e sfasciumi scende fino al piccolo ma bellissimo prato dell’Albruna (una volta o l’altra su questo panoramicissimo terrazzo erboso dovrò tornare a piantarci la tenda per una notte!!) e quindi si prende in direzione ovest il sentiero n°109 ben visibile sul terreno e comunque segnato all’inizio da un grande “9” verniciato su di un masso; si prosegue in direzione est per qualche centinaio di metri aggirando le rocce sommitali del Prena alla cui base sono piccoli e bianchissimi nevai che hanno superato l’estate e che sono anche facilmente raggiungibili, se si vuole aggiungere un ulteriore tocco di particolarità all’escursione .. vuoi mettere la soddisfazione ad affondare le mani nella neve a fine agosto! E se non bastasse, ad abbellire questo posto idilliaco ci sono dei praticelli pieni zeppi di stelle appenniniche .. questo piccolo altopiano d’alta quota è un vero e proprio laboratorio botanico popolato da innumerevoli specie di piante e fiori. In corrispondenza di una nervatura pronunciata che si slancia verso nord si lascia il sentiero e si scende alla Cimetta, e sì questa è una di quelle vettarelle che di norma si raggiungono in discesa; battute a parte la cima in questione appare con ben altro portamento se vista da valle e comunque vale la pena andarci perché da lì si ha una prospettiva molto interessante dell’intero versante nord del Gran Sasso orientale, dal Camicia sino ad oltre il Brancastello. E’ stata anche l’occasione per dare uno sguardo di massima al tracciato di un giro che è nella lista da un pò di tempo per andare a scoprire la così detta “Via delle Cimette”: si tratta di sentiero storico che attraversa a mezza costa il versante nord della montagna, dal Vado di Ferruccio fino al Vado del Piaverano attraversando ambienti solenni e solitari, lungo delle cengie sotto alle Torri di Casanova così esposte che viste da lontano sembrano impossibili da percorrere .. ma di tutto ciò ne riparliamo la prossima estate  Per il ritorno dalla Cimetta non resta che riportarsi con un’ultima salita sul pianoro dell’Albruna, guadagnare il Vado di Ferruccio e quindi giù per il sentiero che riporta alla sterrata su Campo Imperatore ed al punto di partenza. Mentre scendiamo incontriamo dei volontari del soccorso alpino che stanno andando a riprendere una persona che si è avventurata verso il Prena sembra con scarpe da ginnastica che gli si sono ovviamente rotte nel punto più remoto ed impegnativo dell’escursione; d’istinto avremmo voluto lanciarci nelle solite considerazioni sui soliti avventurosi della domenica ma alla fine abbiamo scambiato solo un saluto .. inutile ogni commento. --------- In conclusione, che dire di questo giro? E’ sicuramente un eccellente modo di occupare una giornata in montagna tra salite e discese, comodi sentieri e creste aeree ed esposte, prati e rocce, fiori rari e belli .. insomma un vero concentrato di Appennino, il tutto racchiuso in poco più di 21 chilometri e circa 1.500 metri di salite .. un poco d’impegno fisico che verrà ampiamente ripagato!!